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Il valzer della strega è una silloge fatta di lente modulazioni e di riprese, di ritocchi e chiose al vissuto, al veduto. È su questo che bisogna rintracciare il senso più vero della poesia di Ficola, sul vissuto e sul veduto, ma non leggere il vissuto come dato intimistico e non leggere il veduto come elemento esterno che condiziona la civiltà odierna. Il vissuto della poetessa si evidenzia con vivacità, è lievito visibile e palpitante. Gli argomenti appartengono a una partitura musicale di un repertorio contemporaneo e non sono trattati con quelle striature e quelle sfumature ornamentali ed esterne con cui molti autori si esprimono infossandosi in un dire trito e privo di mordente linguistico; qui c'è una perizia affinata prima sui classici dell'arte in generale, poi sulle nuove forme espressive dei grandi maestri contemporanei. In questa silloge la poetessa trova la sua pienezza espressiva e ribalta modulazioni e ritmi, sensi e percorsi, alla ricerca di sensi nuovi, di sorprese, di rilevazioni.